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Sette aziende Big Tech valgono da sole più di cinque Borse globali (e 17 volte Piazza Affari)

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12mila miliardi di dollari. È il valore di tutte le azioni quotate in Borsa in Germania, Regno Unito, Francia, Giappone e Cina. Ma è anche il valore delle cosiddette «magnifiche sette», i colossi tecnologici che da anni dominano l’economia e i mercati finanziari. I nomi sono noti: Apple (3mila miliardi di dollari di capitalizzazione), Microsoft (2.800 miliardi), Google Alphabet (1.800 miliardi), Amazon (1.600 miliardi), Nvidia (1.200 miliardi), Tesla (800 miliardi) e Meta (560 miliardi). Complessivamente, queste sette società valgono quanto i cinque listini azionari più grandi al mondo (ad eccezione ovviamente di quello statunitense, dove sono quotate). Se si considerano tutte le società quotate in Italia a Piazza Affari, le «magnifiche sette», da sole, hanno un valore 17 volte più elevato.

Dalle «sette sorelle» alle «magnifiche sette»

I numeri, raccolti oggi dal Sole 24 Ore, confermano il ruolo abnorme che giocano le grandi aziende tecnologiche nell’economia mondiale. Da un certo punto di vista, Apple e compagni non sono altro che una versione moderna delle «sette sorelle», le aziende petrolifere diventate così potenti nel secondo dopoguerra da dominare la produzione mondiale di greggio. Eppure, scrive oggi Vito Lops sul Sole, una sproporzione come quella attuale non si era mai vista. La Borsa americana, trainata proprio dalle «magnifiche sette», vale da sola quasi il triplo (2,8 volte) di tutte le altre Borse del mondo messe assieme.

Le aspettative del mercato e il ruolo degli Etf

I motivi alla base di questa situazione sono diversi. Innanzitutto, il mercato si attende che queste aziende garantiscano tassi di crescita ben più elevati rispetto alla media. Per accorgersene, basta guardare ai multipli di Borsa. Microsoft vale 29 volte gli utili attesi per i prossimi 12 mesi, Apple 27, Amazon 42, Google 22, Nvidia 24, Tesla 65. A questo si aggiunge poi un altro fattore. Chi investe in un Etf – ossia in un fondo scambiato in borsa e gestito in modo passivo – finisce spesso per finanziare proprio le «magnifiche sette». I creatori di questi fondi di investimento inseriscono infatti i titoli delle aziende di Big Tech per stabilizzare il portafoglio e renderlo meno volatile.

Foto di copertina: EPA/Alex Plavevski | Un Apple Store a Shanghai, in Cina (14 settembre 2023)

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